Esiste un'economia circolare che s'impegna a non produrre scarti tra le persone. Unisce tecnologia e corresponsabilità, combatte fatalismo e assistenzialismo: rigenerando energie; fornendo gambe alle idee; puntando al futuro in maniera sostenibile. La solita velleitaria utopia? Tutt'altro. A leggere "Economia della speranza. Percorsi per la vita indipendente", fresco di stampa per Ecra (pagine 352, euro 20,50), le Edizioni del credito cooperativo, c'è da restare a bocca aperta. Intanto perché l'autore è un sacerdote torinese: Domenico Cravero, classe 1951, prete dal 1977, parroco di Poirino dal 2017. E poi perché il volume è un concentrato di concretezza ed esperienze silenziose di eccellenza in terra subalpina.
Don Domenico è una persona particolare, un vulcano filiforme totalmente dedicato agli altri. Le sue mille attività sono ben sostenute culturalmente. È laureato in filosofia e scienze politiche, è psicoterapeuta iscritto all'Albo degli psicologi. Nel 1984 ha fondato Terra Mia Onlus, un'azienda agricola nata in sordina con l'obiettivo di aiutare le persone svantaggiate: oggi gestisce sei cascine tra Torinese e Cuneese, conta 120 operatori e ospita un centinaio di persone. L'economia della speranza fa utili? "Certo - risponde Cravero - Non si esce dalla crisi se non lavorando. Ma c'è bisogno di una economia umile, fatta di terra ("humus"), cioè di storie, legami, idee, simboli, valori". Parla con competenza di business plan, ne suggerisce l'utilizzo rigoroso. E aggiunge: "Chi distribuisce valore deve generare ricavi sufficienti. L'economia della speranza ha il suo modello di sostenibilità. Rende conto dei costi finanziari, ambientali e sociali". O si diventa una impresa che sta in piedi o ci si implementa in realtà già esistenti.
Il metodo? Quattro verbi per affrontare l'insicurezza (immaginare, inventare, conoscere, agire). Tutto il contrario della narrazione pasticciata e approssimativa che accompagna un certo mondo del volontariato.
"Sguardo lungo, la convinzione di poter cambiare - incalza Domenico Cravero - . Ecco, è anche una visione differente dell'economia, la cui elaborazione proviene dal mondo accademico e da pratiche sociali sperimentali di Paesi come Stati Uniti, Svezia, Romania, Giappone, Africa Occidentale. Con basi sulla cooperazione e sulla "economia civile". Si tratta di orientare all'efficienza delle risorse, al riciclaggio, al riuso e l'impegno a ridurre emissioni e rifiuti al minimo possibile".
In quattordici capitoli, il libro di don Cravero è quasi un manuale operativo: un percorso "civico" per ridare forza a concetti come lavoro, economia contributiva ed economia virtuosa. Con tanto di "cassetta degli attrezzi" piena di indicazioni pratiche ed esercitazioni. L'economista bolognese Stefano Zamagni, da poco presidente della Pontificia Accademia delle Scienze sociali, sottolinea l'importanza dell'esperienza di Cravero per andare oltre "la ormai obsoleta distinzione tra organizzazioni non profit e for profit".
Curiosamente, è proprio l'idea forte di "ibridazione" su cui sta puntando la piattaforma "Torino Social Impact".
Dunque: "Fare degli scarti una meraviglia". Non è un caso che don Domenico e l'impresa sociale Asg abbiano chiamato "La Fabbrica delle meraviglie" il progetto con cui nella Casa del Pellegrino di Villanova d'Asti curano la struttura per numerosi gruppi in arrivo da tutta Italia. E lì, da qualche settimana, viene ospitata la "Scuola popolare d'impresa": un hub formativo con percorsi permanenti sulla Economy of Hope. "Economia della speranza" verrà illustrata venerdì 10 maggio alle 16 al Salone del Libro (Oval, stand Alleanza delle cooperative/Ecra).
Il progetto è finanziato da Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Regione Piemonte